lunedì 8 aprile 2013

Appello all'Università della Calabria: mantenete gli studi di genere!

Davvero per "mancanza di fondi" la prima cosa da tagliare sono corsi all'avanguardia, di cui l'Italia è gravemente carente e di cui, per degrado e arretratezza culturale, si sente più che il bisogno?
Pare di si: l'Università della Calabria proprio gli studi di genere, decide di dover tagliare!
E questo proprio nel momento in cui nei centri di ricerca seri i "gender studies" vengono sempre più incrementati: perché si comincia a comprendere che è proprio nelle relazioni di genere la chiave di tutti i problemi. A partire da tutti i fondamentalismi, che fanno ruotare le loro guerre proprio intorno al corpo della donna, ci avete mai pensato? Ma non solo.
E' una cosa a cui dobbiamo opporci, con tutte le nostre forze. 
Preghiamo tutt* di aderire a questo appello e di diffonderlo:

Il Corso di Studi di Genere dell’Università della Calabria, tenuto a Rende presso il Dipartimento di Sociologia dalla ricercatrice e docente Laura Corradi, non esisterà più perché hanno deciso di chiuderlo.
A dispetto del successo dello scorso decennio, frequentato da centinaia di studentesse, il Corso è stato via via rimpicciolito, nonostante la determinazione delle studentesse a seguirlo e della docente a tenerlo a titolo gratuito. Le studentesse denunciano che è stato piazzato alla stessa ora di altri appuntamenti importanti e obbligatori. Reso difficile da seguire si è ridotto quest’anno a 15 allieve. Tagliare via questo Corso come materia superflua è diventato così molto semplice.
Il Corso è stato una importante palestra di empowerment per tantissime ragazze, giovani femministe dottorande in cerca di audience, ricercatrici migranti, precarie ‘cultrici della materia’, tante persone che infatti non accettano passivamente questa decisione. 
Tra l’altro il Corso nel contesto calabrese rappresenta una reale opportunità per donne e uomini che vogliono acquisire gli strumenti critici per leggere anche la propria realtà.
Questo Corso di Studi dovrebbe rimanere una opportunità per coloro che lo preferiscono, anzi crediamo che gli studi di genere dovrebbero essere valorizzati, l’Università potrebbe usarli come corsi base del primo anno, come esempio di sapere teorico e pratico interdisciplinare, come visione critica necessaria di una cultura che fissa i ruoli di genere, patologizza le differenze o le inferiorizza, impone etero-normatività.
Chiediamo perciò che si reinserisca il Corso di Studi di Genere, con risorse adeguate, nell’offerta formativa dell’Ateneo.
5 aprile 2013

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