Mercoledì 8 marzo: dalle h. 9 in Piazza Italia a Reggio Calabria: presidio informativo. Dalle h. 17,30 alle 20,30: discussioni, reading e performance artistiche.
Lo sciopero: l'8 marzo 2017 tutte le lavoratrici del settore privato e del pubblico possono legittimamente scioperare in quantoc’è la copertura sindacale generale, qualunque sia la categoria di appartenenza, che siano iscritte o meno a un sindacato, e a prescindere che nel loro luogo di lavoro sia presente o meno qualcuno dei sindacati fra quelli che hanno indetto lo sciopero. Qui, a questo LINK, trovate i dettagli.
In questo giorno rifiutiamo ogni forma di shopping; vestiamo di fucsia e nero o rosso; esponiamo drappi alle finestre; e a partecipare su fb e al tweetstorm.
A Melito, 400 persone hanno portato la loro solidarietà, a una ragazzina stuprata dal branco per 3 anni, con una fiaccolata. Se fossero stati tutti di Melito, che conta 14.000 residenti, quei 400 sarebbero il 2,8%. Ma, in buona parte, vengono da fuori; dunque sono ancora meno.
Dov’era il 98-99% degli abitanti di Melito? Forse ha avuto paura? oppure è d’accordo?D’accordo con questa mentalità, con questa sporcizia, con questa puzza insopportabile.
Avete presente quelli che definiscono la prostituzione il mestiere più antico del mondo? Sono gli stessi del maschio cacciatore; sono gli stessi del Quandu a fimmana camina e abbatti l'anca, se buttana non è pocu 'nci manca.E delle frasi raccolte a Melito di Porto Salvo:
1. se l’è cercata
2. ci dispiace per la famiglia, ma non doveva mettersi in quella situazione
3. era una ragazza un po’ movimentata
4. non sa stare al posto suo
5. non è un caso isolato. C’è molta prostituzione in paese.
Melito di Porto Salvo; inizia la partita
si preparino le squadre: puttanella-13enne contro bravi-ragazzi
puttanella-13enne: la squadra ha 1 giocatore, e gioca fuori casa
bravi-ragazzi: la squadra ha 9 giocatori, svariati allenatori e sponsor, e gioca in casa.
La prima partita dura 2 anni
Lei ha 13 anni e pesa 40 kg.
Inizio dei giochi: la bambina è con Davide, che crede il suo fidanzato; ora della prova d’amore! ma poi: «questo suo amico si mette dove era prima Davide, cioè sopra di me. Però io faccio di tutto per andarmene perché non volevo e mi ero già rivestita. Così Davide ha aiutato questo suo amico a riscendermi i pantaloni. E con questo Lorenzo abbiamo avuto un rapporto, ma proprio un attimo, perché non stavo ferma, dopo di che hanno iniziato ad insultarmi…». Pian piano i pantaloni glieli riscende tutta la squadra bravi-ragazzi, a turno o in compagnia.
Vanno a prenderla all’uscita della scuola (la media Corrado Alvaro, proprio davanti ai Carabinieri), e la portano in qualche posticino; lì la tengono ferma per i polsi, e la violentano finché gli pare; poi la obbligano a riordinare e a rifare il letto (che aveva la coperta rosa), e intanto la insultano. Si voi vidiri un masculu valenti, mentici na fimmina davanti. E tutti fanno del loro meglio.
La bambina cade in uno stato di ansia costante; non mangia più; si taglia le braccia, spesso manca da scuola. Stuprata, fotografata, ricattata, e minacciata; non da “ragazzi”, ma dalla vendetta di ‘ndrangeta, la ragazza finisce in un vicolo cieco, dove nessuno le chiede come va. Nessuno fa una piega.
Anzi no, dopo 2 anni di questa vita un ragazzo che le viene in aiuto c’è; forse inizia a volerle bene, e comunque a sottrarla alla routine; e finisce violentemente pestato, come si merita un ladro; la refurtiva viene riportata a casa e rimessa al posto suo.
E poi c’è una insegnante, che decide di non stare zitta. Alla fine anche il padre si decide a prendere posizione, e viene allo scoperto per difendere la figlia.
La seconda partita
La seconda partita dura il tempo delle indagini; stesse squadre, più quella di chi cerca di reagire.Giocatori di punta della squadra bravi-ragazzi: Davide, fratello di un poliziotto, con il suo amico Lorenzo, che si aiutano fraternamente nel darsi il cambio nel primo stupro di gruppo; Giovanni, «figlio del capo di una cosca di ’ndrangheta locale». Antonio, figlio di un maresciallo dell’esercito. Poi Pasquale, Benedetto, Daniele, Michele, Domenico Mario, e un certo G.G. Come i giocatori della storica squadra massacro-del-Circeo, nel loro piccolo mondo, a modo loro, anche loro sono rampolli della buona società. Fra gli allenatori: il fratello di Davide (poliziotto): «Quando ti chiamano, tu vai e dici: non ricordo nulla! Non devi dire niente! Nooooo Davide, non fare lo stortu. Non devi parlare. Dici: guardate, la verità, non mi ricordo. E come fai a non ricordare? Devi dire: sono stato con tante ragazze, non mi ricordo!» (da intercettazione)
Le prove portano a incriminare tutti, per uno o tutti i seguenti reati: violenza sessuale di gruppo aggravata, atti sessuali con minorenne, detenzione di materiale pedo-pornografico, violenza privata, atti persecutori, lesioni personali aggravate, favoreggiamento personale.
Lei ha 15 anni e pesa ancora 40 kg.
La semifinale
Una signora intervistata per strada: «Sono vicina alle famiglie dei figli maschi. Per come si vestono, certe ragazze se la vanno a cercare» (servizio di Giusy Utano, TGR Calabria).
Il sindaco Giuseppe Meduri (parlando del servizio al TG): «Certe ricostruzioni uscite sul servizio pubblico ci hanno offesi». Non quello che detto la passante omertosa, ma il fatto di farlo emergere, offende.
Il parroco Domenico De Biase: «Sono tutte vittime, anche i ragazzi. E poi, io credo che certe volte il silenzio sia la risposta più eloquente».
Il preside Anastasi: «Una situazione squallida, ma all’omertà non ci credo».
Il preside Sclapari: «La scuola non c’entra, ognuno deve pensare alla sua famiglia».
E i panni sporchi, si sa, si lavano in famiglia.
Il procuratore capo di Reggio Calabria dice: «Anche i genitori [anche se per paura, ndr] sono stati omertosi. Tutti sapevano».
Per fortuna non tutti i poliziotti (o carabinieri) sono come il fratello del generoso fidanzato della ragazzina. Per fortuna non tutti gli insegnanti sono come i presidi che non credono all'omertà. Per fortuna non tutti i parroci elogiano il silenzio.
La finale
Ora, le cose sembrano tutte chiare. Nel bene e nel male; ma ci chiediamo cosa dobbiamo aspettarci nel periodo che separa l'oggi dal processo. Buone condotte? bravi ragazzi fraintesi, pentiti? Scarcerazioni? arresti domiciliari? E cosa, al momento del processo? Cosa, al momento dei soliti, buoni, vecchi argomenti del processo per stupro?
La necessità di porci queste domande, sig. sindaco di Melito, ci offende tutti.
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Quello per cui, in caso di stupro, l'imputato non è (o non è solo) lui - l'accusato del fatto; ma ancor prima l’imputata è lei.
Al microscopio vanno dunque i suoi lati sospetti, le sue abitudini, il suo modo di vestire (in questo caso: di origini russe… era ubriaca.. ecc). Copioni che si ripetono! e in nome di giusti principi… è giusto che i bravi ragazzi siano trascinati nel fango da donne bugiarde?
E così, chiedendo a gran voce (e a ragione) che, riguardo al presunto colpevole, non si sbatta “il mostro” in prima pagina, ma si attenda l’esito del processo, in genere molti il verdetto nei confronti della ragazza lo pronunciano senza indugi ed è: colpevole. Nel caso di Rende, come sempre, il giovane accusato dice: "si, sono stato con lei ma senza abusarne". Purtroppo per lui, le telecamere però l'hanno ripreso mentre si infila furtivamente nel portone, immobilizza la ragazza e la violenta (e che sia stata violenza lo dimostra anche il referto medico delle lesioni), e infine addirittura si pulisce con la sua sciarpa. E infine l'indiziato immortalato in queste immagini, il bravo ragazzo falsamente accusato dalla solita troietta che si sbronza, ci sta e poi si pente e ti rovina la vita, risulta avere legami non rassicuranti con la 'ndrangheta.
Déjà vu che continuano a ritornare.. riportandoci alla memorabile lezione di "processo per stupro":
La vittimizzazione secondaria si basa su meccanismi che si chiamano slut-shaming e victim blaming) ed è una dinamica sociale che si ripete ancora troppo spesso. Una sorta di lapidazione collettiva nei confronti delle donne che denunciano violenze, perché le parole possono essere pietre, lo sappiamo - quindi è necessario non sorvolare. “Se per affermare la colpevolezza dell’uomo aspettiamo che il processo abbia luogo e si analizzino fatti e prove, la colpevolezza di lei – dicono le donne dell’associazione Roberta Lanzino - è già decisa dalla voce maggioritaria dell’opinione pubblica, avvalorata di solito dalla (presunta) evidenza dell’immoralità di lei, della sua faciloneria, della minigonna troppo corta, del tasso alcolico troppo elevato, dell’accento troppo straniero, del borsellino troppo vuoto, finanche della bellezza non proprio evidente (leggi; è anche brutta chi mai la toccherebbe. E se così fosse, dovrebbe ringraziare per le attenzioni). Il tutto contrapposto alla solida moralità e irreprensibilità di quel caro bravo ragazzo. A meno che, talvolta, non abbia anche egli un accento troppo straniero e un borsellino troppo vuoto”.
La violenza contro le donne è un fenomeno strutturale trasversale ed è una violazione dei diritti umani. Eppure nella coscienza collettiva non matura quel cambiamento che possa far abbandonare i pregiudizi nei confronti di tutte coloro che la denunciano e la rivelano.
Una mostra, e un convegno: «Stop al Femminicidio: d'arte e d'amore mai più Privata!». Sabato 15 novembre, h. 16.30, all’Archivio di Stato di Cosenza. Con la partecipazione non solo di esperti, ma anche di familiari di alcune donne calabresi vittime di femminicidio.
Al convegno, infatti, saranno presenti Mario e Rosa Luzzi, genitori di Fabiana Luzzi, la sedicenne uccisa e bruciata dal fidanzatino (!) a Corigliano Calabro il 24 maggio 2013; Marisa Garofalo, sorella di Lea Garofalo, la testimone di giustizia uccisa e fatta sparire a Milano il 24 novembre 2009; Angela, Giovanna e Antonella Scorzo, sorelle di Vincenzina Fernanda Scorzo, uccisa a Collegno (Torino) l’11 ottobre 2012; Franco e Matilde Lanzino, genitori di Roberta Lanzino, la studentessa violentata e uccisa il 26 luglio 1988 mentre in motorino si recava nella casa al mare, che da 26 anni con la Fondazione Roberta Lanzino sensibilizzano e aiutano le donne e i bambini vittime della violenza. Il convegno sarà introdotto dalla direttrice dell'Archivio di Stato, Pasqualina Maria Trotta, e moderato dalle giornaliste Rosalba Baldino e Tamara Ferrari. Diversi anche gli esperti: il giornalista della Gazzetta del Sud, Arcangelo Badolati; il criminologo Paolo De Pasquali; la consigliera di Parità della Provincia di Ancona, Pina Ferraro Fazio; Francesca Spadafora, psicologa e membro dell’associazione Attivamente Coinvolte Onlus, e nipote di Anna Morrone, uccisa a Cosenza il 2 luglio 1999; la giornalista Francesca Canino, che per l’occasione ha chiesto di riproporre la mostra sui documenti antichi che attestano l’uccisione di donne in questa regione.
PRIVATA è un progetto nazionale sul femminicidio e la violenza di genere, che dall’8 marzo scorso gira l’Italia, per sensibilizzare su questo grave problema con il linguaggio dell’arte contemporanea e interventi con laboratori didattici nelle scuole. Sette gli artisti coinvolti nel progetto: Federica Amichetti, Alessandra Baldoni, Mirko Canesi, Mandra Cerrone, Giovanni Gaggia, Francesca Romana Pinzari, Rita Soccio, con la partecipazione straordinaria delle giornaliste Nikla Cingolani e Tamara Ferrari. Le loro opere dal forte impatto emotivo, ma che hanno stupito il pubblico italiano per la capacità di denunciare il fenomeno con delicatezza, saranno esposte presso l’Archivio di Stato di Cosenza che ha sede nell’antico e suggestivo convento dei Minimi di San Francesco di Paola. Alla mostra d’arte contemporanea, curata da Federica Mariani, sarà collegata per l’occasione un’altra esposizione «Storie di donne e di violenza nei secoli passati», a cura dell’Archivio di Stato con documenti sul femminicidio in Calabria.
La mostra sarà visitabile dal 15 novembre al 7 dicembre, da lunedì a giovedì 9.00-17.00, ven. e sab. 9.00-13.00 • per info: progettoprivata@gmail.com - Tel.: 339-2715365; 334-3621624
In Calabria le donne non intendono aspettare passivamente le prossime elezioni regionali: per iniziativa di Maria Stella Ciarletta, da 8 anni consigliera regionale di parità, si è collegato in rete un nuovo movimento femminile per confrontarsi fra donne e fare nuove proposte politiche.
Che il 1 ottobre si è manifestato in un incontro denso di partecipazione ed energia.
La nostra è una vera e propria assemblea partecipata, con una coordinatrice dei lavori della riunione plenaria (Raffaella Rinaldis direttora di FimminaTv), che ha l'obiettivo di fare proposte sul futuro delle politiche calabresi, non soltanto per quanto riguarda le donne direttamente, ma anche per tutte le politiche del territorio, ad esempio sull’ambiente, turismo, cultura e di proporlo al futuro governo regionale.
La Calabria, come la Puglia e molte altre regioni, ha già subito grotteschi affossamenti della doppia preferenza: ha riformato due volte la Riforma elettorale, nel 2009 e nel 2014, e il consiglio regionale che è andato ad approvare le riforme è composto tutto da consiglieri uomini che, in entrambe le occasioni, hanno provveduto prontamente a bocciarla. Nell’ultima occasione, oltre settemila firme di cittadine e cittadini calabresi ne chiedevano l’introduzione, ma contro la paura maschile di perdere le poltrone niente ha potuto la società civile. Dice Maria Stella Ciarletta: questa bocciatura ha determinato in noi la volontà di unirci per la questione della rappresentanza femminile all’interno degli organismi elettivi per la prossima tornata elettore regionale. Ma riguarda anche le giunte locali, perché recentemente l’ufficio da me presidiato ha avviato tutti i ricorsi per i comuni che non rispettano la presenza paritetica di uomini e donne nella giunta locale. Quindi la rappresentanza è una questione che riguarda trasversalmente tutte le donne in Calabria. Il rischio altissimo è che ci sia nuovamente un consiglio regionale composto esclusivamente di rappresentanti di un solo genere.
La mia lettura personale, che non è quella del movimento, è che ci sia uno scollamento tra le rappresentanze istituzionali dei partiti e delle figure istituzionali del consiglio regionale, e la società civile, cioè camminano a velocità diverse. L’esempio che ha fatto della Ministra Lanzetta, che al di la di tutto è una donna che crede nella rete delle donne e che crede in questo movimento, che lo anima, anche se non può partecipare per motivi istituzionali. L’esempio di Maria Carmela, dicevo, calza a pennello, perché a lei il riconoscimento arriva dal Presidente del Consiglio dei Ministri, cioè da Renzi, cioè da un soggetto terzo rispetto al territorio calabrese, arriva in un momento in cui su un territorio si valorizzano poco invece le donne impegnate in politica. Dall’interno si fa difficoltà e lo dico al di la dell’appartenenza politica. C’è una maggiore resistenza a valorizzare e a cogliere l’opportunità in questo momento di scommettere sulle donne. Siamo un movimento femminile che non ha partiti di riferimento. Secondo noi oggi è più forte l’idea del movimento. L’intuizione su come avviarlo è venuta insieme a Bianca Rende, Mariarosalba Bernaudo e Alba Mazzotta. In questo momento storico parlare alle donne in Calabria all’interno di un partito diventava poco credibile: proprio per la resistenza dal mondo politico istituzionale che ha avuto la reazione di un allontanamento delle donne dalla politica. In questo gruppo, più forte dell’appartenenza politica è l’identità di genere, comune a tutte per aver lavorato negli ultimi vent’anni sui temi femminili dall’inclusione sociale, alla disabilità, alla violenza contro le donne.
Firmiamo subito la petizione, al Consiglio dei Ministri, per la promozione della questione di costituzionalità della riforma della legge elettorale della Calabria, per la mancata introduzione della doppia preferenza di genere. Dopo l'estate la Calabria andrà al voto per la Regione, e se non si interviene subito ci andremo senza doppia preferenza: il 3 giugno scorso, infatti, (anche) il Consiglio Regionale calabrese ha respinto l’emendamento volto a introdurre la doppia preferenza di genere, almeno un terzo di candidate donne e l’alternanza dei candidati nelle liste elettorali.
Il che è pazzesco - dato che nel Consiglio della Regione Calabria le percentuali sono attualmente da Arabia Saudita: solo 2 (due!) donne su 51 consiglieri - due donne che, per giunta, vi sono entrate solo grazie al defilarsi di altri maschi (per trasferimento in Parlamento o imprevisto arresto).
E non sia mai che questa indecenza si andasse a cambiare: e così (per l’ennesima volta nella storia di questa Italietta) è stata approvata una legge elettorale in violazione della Costituzione e, nello specifico, dello stesso Statuto della Regione Calabria. La Consigliera Regionale di Parità, Stella Ciarletta, chiede dunque che siano censurati (per illegittimità costituzionale in riferimento agli artt. 51, 117, 3 della Costituzione ed agli artt. 2 e 38 dello Statuto della Regione Calabria) gli art. 1, comma 6, e art. 2, comma 2, della legge elettorale n° 5 del 2010, nonché la legge regionale 6 giugno 2014 n° 8 “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 7 febbraio 2005, n° 1”.
La richiesta, rivolta al Premier Matteo Renzi e a Maria Carmela Lanzetta (Ministra per gli Affari Regionali), è così argomentata:
Il Consiglio Regionale, nella seduta del 3 giugno, non ha accolto l'emendamento che prevedeva, tra l'altro, l'introduzione della doppia preferenza di genere oltre che la presenza di almeno un terzo di candidate donne e l'alternanza dei candidati in lista. Pertanto la legge elettorale così come approvata, viola non solo dello Statuto della Regione Calabria, dal quale emerge il dovere di promuovere condizioni di parità tra i sessi nell’accesso alla carica di consigliere regionale, ma anche degli artt. 51, 117, 3 della Costituzione. L’art. 51 della Costituzione è stato modificato con la legge costituzionale n.1 del 30 maggio 2003 che, all’art.1, ha aggiunto un periodo al vigente articolo 51, primo comma. La norma, nel testo modificato ed attualmente vigente, dispone che ‘Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne uomini’. A sua volta, l’art.117 della Costituzione, nel suo testo introdotto dalla legge costituzionale n.3 del 18 ottobre 2001, al 7° comma, stabilisce che le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra uomini e donne alle cariche elettive. I principi fondamentali della parità dei cittadini, a prescindere dal sesso, sono contenuti nell’art. 3 della Costituzione, che, come è noto, stabilisce al primo comma che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche e condizioni personali e sociali e che al secondo comma dispone che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Occorre sottolineare come lo Statuto della Calabria sia espressione del principio costituzionale che si è fatto strada a seguito delle incalzanti iniziative di riforma. Ancora va tenuto presente che il percorso per giungere all’obiettivo di una concreta parità tra i due sessi è giunto in sede nazionale alla approvazione della legge n.215 del 23 novembre 2012 che, con riferimento all’accesso alle cariche elettive e agli organi esecutivi dei comuni e delle province, ha stabilito che, nelle liste dei candidati, nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore ai due terzi, ma anche che, ciascun elettore può esprimere, sotto le righe stampate sotto il medesimo contrassegno, uno o due voti di preferenza, scrivendo il cognome di non più di due candidati compresi nella lista da lui votata. Nel caso di espressione di due preferenze, esse debbono riguardare candidati di sesso diverso della stessa lista, pena l’annullamento della seconda preferenza. La detta legge ha inoltre, all’art.3, modificato la legge 2 luglio 2004 n.165, di attuazione dell’art.122 Cost., in materia di elezioni dei consigli regionali introducendo, al comma 1 dell’art.4, la lettera c-bis) che ha posto, quale principio fondamentale per la legislazione elettorale delle regioni, quello della promozione della parità tra uomini e donne nell’accesso alle cariche elettive attraverso la predisposizione di misure che permettano di incentivare l’accesso del genere sottorappresentato alle cariche elettive.
Ad oggi la Calabria è sprovvista di strumenti legislativi volti concretamente a promuovere la parità dei generi nell’accesso alle cariche elettive. La legge elettorale della Regione, in contrasto con le norme costituzionali citate, non promuove la concreta parità, né questa è assicurata dal vincolo, nella presentazione delle liste circoscrizionali, della presenza di candidati di entrambi i sessi. Occorre difatti che le tecniche prescelte per favorire il riequilibrio di genere nella rappresentanza politica siano effettivamente volte a promuovere la parità di accesso, fine questo non assicurato dalla norma della legge elettorale censurata che costituisce per un sesso una presenza del tutto aleatoria rispetto alla percentuale attribuita all’altro sesso. Solo attraverso l’introduzione di tecniche effettivamente volte alla rimozione degli ostacoli alla piena parità, la legge elettorale sarebbe stata conforme alla Costituzione ed allo Statuto, ma ciò non è accaduto, prevedendo la norma censurata, come detto, solo una minoritaria percentuale di candidati in ciascuna lista circoscrizionale costituita da un genere.
Sabato 1 Marzo gli studenti del Liceo “A. Volta”di Reggio Calabria avranno l'occasione di fare interessanti riflessioni, all'incontro che avrà luogo alle 10.00 presso il loro istituto, per la presentazione del libro “Carta Vetrata” della giornalista Paola Bottero.
L’incontro – dibattito, promosso dal Gruppo Femminile della Soc. Dante Alighieri di Reggio Calabria in collaborazione con il Liceo Scientifico “Alessandro Volta”, sarà occasione di conoscenza, confronto e dialogo fra l'autrice del libro Paola Bottero e gli studenti delle ultime classi del triennio del liceo.
Dopo i saluti del Dirigente Scolastico Prof.ssa Angela Maria Palazzolo e del Presidente della Soc. Dante Alighieri Dott. Giuseppe Bova, prendendo spunto dai personaggi e i fatti narrati nel libro “Carta Vetrata”, si aprirà un dibattito moderato dalla Dott.ssa Silvana Salvaggio che avrà come ospiti il Direttore del Giornale on-line Zoom Sud Dott. Aldo Varano e il Magistrato Dott. Carlo Indellicati del Tribunale di Reggio Calabria, a cui sarà affidato il compito di dare il loro contributo su temi importanti, come l'etica, la deontologia e la morale, ritenuti elementi imprescindibili anche per la professione del giornalista. Concluderà i lavori l’Assessore alla Cultura ed alla Legalità della Provincia di Reggio Calabria Dott. Edoardo Lamberti Castronuovo. Gli autorevoli ospiti non si sottrarranno al confronto con gli studenti della Redazione del Giornale di Istituto “Gira e Svolta”, del World Volta Tv e del Progetto Gutenberg, curato dalla Prof.ssa Anna Maria Borrello, per contribuire ad accresce la loro formazione e ad aiutarli a rapportarsi con un mondo affascinante ma anche molto complesso come quello dell'informazione.
Il mondo del giornalismo, volutamente raccontato dalla Bottero intriso di superficialità, edonismo e carrierismo rampante, porta i suoi personaggi ad agire in condizioni al limite della decenza, ma proprio per questo motivo l’autrice riesce a provocare nel lettore una reazione irritante verso comportamenti esasperatamente ripugnanti, che i giovani devono imparare a riconoscere e a cui non ci dobbiamo abituare. Di pagina in pagina il racconto suscita riflessioni ma anche pungenti domande.