mercoledì 29 gennaio 2014

Revisionismo dei diritti? No grazie


Su se stesso, sul proprio corpo e sulla propria mente, l’individuo è sovrano”. Sembra un concetto acquisito quello espresso da John Stuart Mill, nel testo “La libertà”, eppure nubi fitte e minacciose si intravedono all’orizzonte in Europa, e non si tratta di vicende metereologiche, ma della messa in discussione di diritti acquisiti che andrebbero al contrario ampliati ed estesi

Un presagio negativo si è avuto già il 10 Dicembre, quando il Parlamento europeo non ha approvato la cosiddetta Risoluzione Estrela su “salute e diritti sessuali e riproduttivi” nella quale si stabiliva, tra le altre cose, il diritto all’aborto sicuro e legale in tutto il territorio europeo. Popolari e conservatori, ma anche qualche eurodeputato del PD ahimè, hanno fatto si che la risoluzione fosse respinta, ma era solo il preludio ad un ritorno al passato che si è esteso in poco tempo anche alla Spagna.  Il 20 dicembre infatti il Ministro della giustizia del Partito Popolare, Gallardo, appartenente al governo conservatore del primo ministro Mariano Rajoy, ha annunciato di aver approvato una proposta di legge che renda l’aborto non più un diritto, ma un reato depenalizzato in alcune circostanze. Ergo, se la proposta di legge dovesse entrare in vigore, le condizioni di salute del feto non saranno più ritenute una ragione sufficiente per giustificare l’aborto. Una preoccupante involuzione in tema di diritti e di libertà che ci deve far riflettere; in primis non dobbiamo dare mai per scontate le conquiste acquisite, lo si è detto in tante occasioni, ma il caso spagnolo ha rafforzato ancor di più il principio. E proprio in materia di interruzione di gravidanza, anche le italiane non sono al sicuro.  Si continua impunemente a svuotare la legge 194/78 della sua efficacia, attraverso una massiccia obiezione di coscienza nelle strutture ospedaliere pubbliche, reale o strumentale che sia, da parte di più dell’80% dei ginecologi, di anestesisti e di più del 50% delle ostetriche. Le donne sono costrette a rivolgersi a più strutture sanitarie prima di riuscire a trovare un ginecologo non obiettore e a doversi sottoporre a lunghi calvari, una volta ricoverate, a causa dell’alternanza di turni tra i tanti ginecologi obiettori ed i pochi non obiettori, venendo  esposte a maggiori rischi per la loro salute, addirittura in alcuni casi devono rivolgersi anche a strutture estere o alla orribile e pericolosa pratica degli aborti clandestini che è tornata drammaticamente in auge. Mi chiedo, dopo anni di lotte e rivendicazioni femministe, perché si debba per forza arrivare allo scontro tra due libertà: quella dell’operatore sanitario che esercita il proprio diritto di determinazione autonoma delle scelte morali anche in ambito professionale e quella della donna che chiede di esercitare il diritto nelle scelte sulla propria salute riproduttiva? Inoltre la pillola del giorno dopo e l’aborto farmacologico sono quasi utopie oggi in Italia, nonostante il dovere del personale sanitario di offrire metodi contraccettivi e tecniche abortive sempre più moderne, rispettose dell'integrità fisica e psichica della donna. In un’Europa che in nome della crisi nega il diritto al lavoro, allo studio e alla salute, si sta producendo soprattutto povertà ed emarginazione e l’inadeguatezza delle politiche in tema di salute sessuale e scelta riproduttiva colpiscono soprattutto le donne che vivono condizione di precarietà lavorativa, di indigenza o sono immigrate, esponendole alla violenza di genere. E’ nata in questi giorni infatti la rete WAE, WOMENAREUROPE, che ha diffuso in rete un appello dal titolo: “Per un’altra Europa, laica e dei diritti”. 
La rete europea, partita da Firenze, ribadisce la netta volontà di tutelare principi non negoziabili dell'autodeterminazione della donna e del suo diritto alla salute e alla sicurezza. In pochi giorni la rete ha raccolto centinaia di adesioni e ha l’obiettivo di allargarsi a gruppi di altre nazioni per organizzare nella giornata dell’8 marzo, una grande manifestazione europea. Ed a Cosenza ci vediamo il primo Febbraio alle 16 a Castrolibero presso l’associazione WE WORK.
Maria Cristina Guido

Per aderire e partecipare: il gruppo si facebook e il post sulla mailbombong, sul sito della rete Womenareurope


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